EF Magazine

Smart cities a confronto

Prato e Ancona
12 Ottobre 2017
|
3 min. di lettura

Un buon esempio vale più di mille parole. Quando ne hai due, così vicini, la parole stanno a zero, basta mettere in fila i fatti: Prato e Ancona hanno già da tempo intrapreso la rotta verso il futuro, verso la dimensione di smart city. Ognuna facendo leva sulle proprie peculiarità. Prato ha trasformato la secolare tradizione del cardato di lana in un marchio Made in Italy, capace di dimostrare che anche la moda di alta qualità può e deve essere eco-sostenibile. Ancona attraverso la sua risorsa più grande, l’acqua: grazie al porto, il primo in Italia per traffico internazionale di veicoli e passeggeri, il capoluogo marchigiano si vota costantemente alla ricerca, consacrando il proprio porto come un polo ad altissima tecnologia.

Non è un caso che le due città, capisaldi della presenza di Estra sul territorio nazionale, siano state individuate anche da Legambiente come esempi virtuosi da seguire secondo il rapporto 2017 sui Comuni rinnovabili.

Prato è tra i primi dieci comuni italiani per implementazione dei pannelli solari fotovoltaici sui tetti delle proprie strutture comunali; Ancona sta spingendo su questa tecnologia soprattutto a partire dalle singole iniziative private, che trovano però una collaborazione strategica in Comune, Provincia e Regione. Ambiente ed efficienza energetica sono uno degli asset fondamentali sui quali si misura l’efficienza di una smart city. Intelligente è una città che spreca meno, produce meno rifiuti e che da questi ricava più risorse.

Un circolo virtuoso che a Prato conoscono bene. La Camera di Commercio locale, assieme al Consorzio per la valorizzazione dei prodotti tessili cardati con la collaborazione della Scuola Superiore sant’Anna di Pisa, nel 2008 ha dato vita ad un disciplinare e un marchio che ne riconosca la validità per il consumatore (Cardato recycled). Ad oggi, prime al mondo, un gruppo di aziende della filiera del distretto tessile ha aderito al progetto di Greenpeace “Detox”, attraverso Confindustria Toscana Nord, con l'obiettivo di ridurre progressivamente, fino ad azzerare, ben undici classi di sostanze considerate inquinanti entro il 2020. Dal lancio della campagna, numerose aziende hanno aderito al protocollo, dando vita a un vero e proprio Consorzio Italiano Implementazione Detox che ad oggi conta trenta imprese da tutta Italia, con stragrande partecipazione di quelle pratesi. Ancona invece si tuffa nella dimensione smart grazie a uno dei suoi fiori all’occhiello: il porto, dove è già stato collaudato un sistema che permette il controllo da remoto della vasca di colmata. Grazie a un’applicazione installata per l’occasione sullo smartphone dell’operatore portuale, dal dispositivo mobile è possibile monitorare e gestire tutte le attività che si svolgono in vasca. Un’applicazione all’avanguardia che di fatto prosegue la ricerca tecnologica portata avanti grazie al progetto Visiomare: un sistema di controllo delle operazioni di dragaggio del bacino portuale che funziona tramite una telecamera di bordo geo-localizzata grazie al quale l’Autorità Portuale può certificare a distanza il corretto riposizionamento dei materiali dragati dai fondali del porto, con la certezza sia dei tempi che del corretto posizionamento delle motonavi. Una tecnologica 4.0 che permette un risparmio di costi calcolati in circa 70mila euro l’anno.

Lana e porto, Prato e Ancona: due facce della stessa medaglia. Quella dell’innovazione tecnologica a partire dalle risorse del territorio. Quella della città intelligente, dove essere smart significa aumentare vivibilità e prosperità di chi la città la vive ogni giorno. Che sia portuale o tessitore.