EF Magazine

Una nuova energia

Dai cambi di temperatura
29 Giugno 2018
|
2 min. di lettura

Su queste pagine l’abbiamo osservato e sottolineato spesso: nel mai troppo veloce processo di riconversione energetica che il mondo ha finalmente intrapreso, le possibili fonti d’energia alternativa sembrano essere veramente infinite. Sole e vento, in questa sorta di caccia all’oro della sostenibilità, sono stati gli elementi precursori. Ma più recentemente abbiamo visto entrare in gioco maree, moto ondoso, correnti, spostamenti d’aria, movimento di mezzi, calpestamento. Alcuni esperimenti velleitari, molte tecnologie interessanti ma poco scalabili, qualcuno con la stoffa del “breakthrough”, come direbbero gli inglesi. 

Ed a questa ultima categoria che sembra appartenere il “Thermal resonator”, un apparecchio grande come una valigetta che, in qualunque ambiente, promette di ricavare energia dai cambi di temperatura ambientale.

Non solo: promette di fornirla per mesi, senza bisogno di una fonte di alimentazione. In estrema sintesi: energia ricavata dall’aria, e dai suoi cambi di temperatura. Non una stravaganza di qualche inventore con molto tempo libero, ma una tecnologia con un pedigree di tutto rispetto: partorito tra le mura del Massacchussetts Institute of Technology, la Mecca della ricerca tecnologica, e presentato sulle pagine della rivista “nature communications”, una delle più prestigiose al mondo.  Il meccanismo alla base di questo apparente miracolo non sarebbe – almeno a sentire Michael Strano, professore di Ingegneria Chimica che ha guidato la ricerca – neanche tanto complicato. “Un lato dell’apparecchio cattura il calore, che poi lentamente viene trasferito dai materiali verso la parte opposta. Grazie alla composizione dei materiali ci sarà sempre una lieve differenza di temperature tra le due parti della macchina, ed è da questa differenza si creerà elettricità”. A creare la magia la sapiente combinazione di tre materiali: schiuma di metallo, grafene e un terzo materiale chiamato ottadecano.  Nei test realizzati fino ad ora, ad una piccola porzione dei materiali che compongono il resonator, è stato affidato il compito di catturare energia sfruttando le variazioni di temperatura nell’arco delle 24 ore, tra il giorno e la notte. Una variazione di temperatura di 10 gradi, ha avuto come output 1.3 milliwatts d’energia. Abbastanza per alimentare piccoli sensori ambientali o sistemi di comunicazione elementari. In termini quantitativi dunque, almeno per ora, il sistema non è estremamente efficiente, ma rispetto a sistemi analoghi il resonator ha dalla sua l’adattabilità e la versatilità, potendo funzionare perfettamente in qualsiasi condizione metereologica o di luce “La vera novità – spiega Strano – consiste nel fatto che a differenza dei sistemi che catturano l’energia solare, il nostro apparecchio non ha bisogno di condizioni climatiche specifiche per funzionare bene. Le variazioni e le fluttuazioni di temperatura sono continuamente intorno a noi, solo che fino ad ora non c’era una tecnologia in grado di catturarle per produrre energia”.