EF Magazine

La robotica cambia pelle

Il futuro dei robot è… soffice!
7 Maggio 2018
|
2 min. di lettura

Siamo abituati a pensare che i robot siano costituiti da un insieme di strutture rigide. Crediamo che le loro possibilità di movimento siano limitate, così come le loro capacità di adattamento all’ambiente circostante. E invece sono pronti a sorprenderci, ribaltando tutte le convenzioni che abbiamo finora maturato circa la loro natura. La robotica è un ambito di ricerca in continua e evoluzione e in crescita costante. Il settore industriale, in particolare, ha subito negli ultimi anni un notevole sviluppo arrivando a progettare macchine intelligenti che sono in grado di interagire con gli uomini, agevolandone il lavoro e condividendo con loro lo spazio operativo. Come vi abbiamo raccontato un po’ di tempo fa in questo articolo, sono sempre di più le aziende che ricorrono all’uso dei robot per l’esecuzione dei compiti più semplici e ripetitivi, lasciando ai dipendenti umani le mansioni che invece richiedono abilità decisionali ed elevate capacità cognitive. Ora, però, l’asticella si è alzata e le nuove sfide della robotica si sono fatte ancora più ambiziose. In futuro, i robot dovranno dimostrarsi capaci di assistere l’uomo nella vita quotidiana, affiancandolo nel tempo libero o aiutandolo nei processi di riabilitazione. Per riuscirci, saranno chiamati a prendere iniziative e dovranno quindi essere dotati di una certa autonomia decisionale.

Per vincere questa scommessa la tecnologia si è ispirata alla natura che, in miliardi di anni, ha selezionato strategie e materiali efficaci per le necessità degli organismi viventi. È nata così la soft robotics, uno dei settori emergenti della biorobotica, che smentisce l’assunto secondo il quale un robot, per funzionare, deve necessariamente essere costituito da un insieme di strutture rigide.

soft robot sono robot “soffici”, dotati di capacità di adattamento superiori a quelle dei robot tradizionali: possono allungarsi, torcersi, deformarsi, esattamente come le specie animali e vegetali che imitano. Terminate le sperimentazioni, i soft robot saranno impiegati in svariati settori: in campo chirurgico e riabilitativo ma anche in ambito civile e militare, con compiti di esplorazione e soccorso.

L’Italia è uno dei Paesi dove la ricerca in questo ambito è più avanzata. L’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, infatti, è uno dei templi mondiali della soft robotics: un punto di riferimento per chi crede nelle potenzialità di questa nuova generazione di robot. Da anni coordina una serie di progetti di ricerca internazionali: Octopus e PoseiDRONE, due soft robot che si comportano come dei veri cefalopodi. Dotati di tentacoli, hanno un corpo in gomma e silicone che consente loro di nuotare in spazi angusti e manipolare oggetti. Ed è proprio a riconoscimento per il lavoro pionieristico svolto dalla Scuola Superiore Sant’Anna che l’Italia è stata scelta per ospitare il primo evento scientifico sulla soft robotics, che si è tenuto a Livorno a fine aprile. Durante l’ultima giornata dell’evento alcuni prototipi di robot soffici si sono sfidati per dimostrare le loro abilità in prove di locomozione e manipolazione, dimostrando come il corpo soft permetta di aggirare ostacoli e afferrare oggetti delicati.